19 marzo 2012

Una mattina normale

Stamattina esco di casa intorno alle otto, come al solito. Prendo la bicicletta per fare i miei 4km e mezzo fino all'ufficio, faccio il primo tratto in mezzo al solito traffico, poi arrivo su corso Francia, dove c'è l'unico tratto di pista ciclabile che posso utilizzare sul mio tragitto (anche se per usarla devo allungarlo un po').
Faccio pochi metri e vedo un SUV che spunta da una via laterale, imbocca il controviale in contromano e, fatti pochi metri, si ferma accanto ad un'auto parcheggiata in doppia fila, occupando quasi per intero la carreggiata. Compresa la pista ciclabile, che in quel punto è separata dalla sede auto da un gradino di un paio di centimetri. Rallento, e in qualche modo riesco a infilarmi tra il suv e i piccoli piloni che separano la ciclabile dal marciapiede, mentre passo vedo che l'autista del suv sta tranquillamente osservando qualcosa delle auto parcheggiate, non dà l'idea di aver fretta di togliersi da lì.

8 marzo 2012

Il costo del caffè

In una recente intervista l'amministratore delegato di trenitalia Moretti, per sostenere la necessità di aumentare il costo degli abbonamenti pendolari, ha detto che ”50 euro al mese vuol dire nemmeno un caffè per ogni giorno”.
La prima e più banale reazione è di chiedersi quanto duri un mese a casa Moretti, oppure se il poveraccio a scuola abbia avuto problemi con l'aritmetica di base, però io credo che il punto non sia quello, e che purtroppo la questione sia più grave.
Partiamo proprio dall'aritmetica di base: 50 euro divisi per 30 giorni fanno 1 virgola 6 periodico euro, quindi Moretti afferma che un caffè costa almeno 1,70 euro (a Torino, dove vivo io, normalmente va da 90 centesimi ad 1 euro, so che in altre città costa anche meno).
Ora, la mia ipotesi è che Moretti non abbia sbagliato questo banale calcolo, e che non abbia nemmeno mentito, che quindi lui paghi un caffè non meno di 1 euro e 70 (e fin qui nulla da obiettare a lui, magari al barista), e che pensi che quello sia il prezzo normale. E qui sta il problema, perchè se la conoscenza della realtà che ha l'amministratore delegato di Trenitalia, che con le sue scelte condiziona la vita di milioni italiani, e se magari arriviamo a immaginare che questo distacco dalla realtà non riguardi solo lui, ma la maggior parte della classe politico-dirigenziale italiana, c'è veramente da preoccuparci.
Quindi rivolgerei a Mauro Moretti un appello: Per favore dottor Moretti, che sia o no vero, ci dica che non sa contare. Lo faccia per la nostra tranquillità.

5 marzo 2012

Tre al prezzo di uno

Tobia Imperato sabato 3 marzo ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il divieto di colloquio che gli è stato imposto. Detta così la sua lamentela potrebbe sembrare immotivata, però guardiamo esattamente cosa può o non può fare.
E' a casa sua, ma non può uscirne, così come non può ricevere visite (a parte il suo avvocato) nè comunicare in nessun modo con nessuno se non con la compagna e figlio (e sempre l'avvocato). Questo vuol dire che nemmeno la moglie o il figlio possono invitare un parente, un amico o un vicino in casa, e che ogni comunicazione in uscita dalla casa è potenzialmente sotto controllo della polizia, anche quelle della moglie e del figlio. Tre reclusi al prezzo di uno. Se poi Imperato si sentisse male, per andare in ospedale o chiamare un dottore avrebbe bisogno di un'autorizzazione preventiva da parte della polizia. Verrebbe da dire che forse era più libero in carcere, dove almeno aveva l'ora d'aria e poteva scrivere lettere.