7 dicembre 2011

Bujanen

'Quelli che non si muovono'. E' il soprannome dei torinesi.
Il termine nasce con una connotazione positiva, nasce dalla battaglia dell'assietta del 19 luglio del 1747, in cui i piemontesi, in grande svantaggio numerico, rifiutarono di eseguire un ordine di ritirata, riuscendo poi per avere la meglio sui francesi. Non passa molto tempo però prima che il termine torni al suo significato letterale (pigro, indolente), e purtroppo si addice tremendamente bene al comportamento del torinese, non importa se di stirpe o acquisito. A primavera, mentre a Milano con Pisapia e a Napoli con DeMagistris almeno si tentava una correzione di rotta, abbiamo eletto sindaco al primo turno la prosecuzione (vogliamo dire l'ombra? avrebbe anche il phisique du role) di Chiamparino.
Torino è la città italiana con il più alto debito pubblico procapite (olte 4000 euro a testa), buona parte dei torinesi lo sa, ma sembra che non gli importi. Per tappare un po' il buco la giunta comunale ora ha deciso di vendere il 40% dell'azienda dei trasporti, di quella dei rifiuti e di quella che gestisce l'inceneritore (chi se ne frega se c'è stato un referendum in cui ha vinto chi non lo voleva), e ben pochi ci trovano da ridire. Magari a parole si, ma di fare qualcosa, fosse anche solo andare in piazza a protestare, non se ne parla.
Adesso è arrivata la prima mazzata dal governo Monti, così dura che persino CISL e UIL hanno aderito allo sciopero di lunedì, e a Torino alla manovra Monti si somma qualla Marchione, ci sarebbe di che essere tutti in piazza. Spero di essere smentito, ma temo non sarà così.

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