5 marzo 2012

Tre al prezzo di uno

Tobia Imperato sabato 3 marzo ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il divieto di colloquio che gli è stato imposto. Detta così la sua lamentela potrebbe sembrare immotivata, però guardiamo esattamente cosa può o non può fare.
E' a casa sua, ma non può uscirne, così come non può ricevere visite (a parte il suo avvocato) nè comunicare in nessun modo con nessuno se non con la compagna e figlio (e sempre l'avvocato). Questo vuol dire che nemmeno la moglie o il figlio possono invitare un parente, un amico o un vicino in casa, e che ogni comunicazione in uscita dalla casa è potenzialmente sotto controllo della polizia, anche quelle della moglie e del figlio. Tre reclusi al prezzo di uno. Se poi Imperato si sentisse male, per andare in ospedale o chiamare un dottore avrebbe bisogno di un'autorizzazione preventiva da parte della polizia. Verrebbe da dire che forse era più libero in carcere, dove almeno aveva l'ora d'aria e poteva scrivere lettere.

A questo punto chissà quale immaginerete che sia il crimine che ha commesso (anzi, di cui è accusato, perchè ad oggi nulla è stato ancora dimostrato). Ebbene, il suo reato è stato di "aver trattenuto per un braccio un agente, impedendogli l'azione". Non c'è che dire, un comportamento veramente devastante. Chissà poi da cosa tratteneva l'agente, forse da azioni come questa?
La sproporzione tra l'accusa riportata sui documenti ufficiali e le misure prese è tale da rendere facile pensare che quella stessa accusa non sia che una scusa, e che il motivo dell'accanimento su Tobia imperato sia un altro. E allora viene in mente "Le scarpe dei suicidi", il libro che Imperato ha scritto sulla vicenda dei tre anarchici notav incarcerati negli anni '90 dal guidice Laudi con l'accusa di numerosi atti di terrorismo, due dei quali morirono suicidi durante la detenzione. Un libro che illustra molto chiaramente come i pochi indizi presentati dal giudice fossero molto deboli e come vennero tralasciati fatti importantissimi e facilmente verificabili (al tempo di 4 dei delitti di cui era accusata Maria Soledad Rosas viveva ancora in Argentina), tanto da portare, una volta arrivati a processo, all'assoluzione dell'unico superstite. Un libro che documenta con precisione di quale ingiusto e cieco accanimento sappia essere capace la magistratura italiana, un libro che Imperato andava presentando in diverse occasioni. Un libro che non deve avere molti estimatori nella questura di Torino.

Nota a margine, questo arresto è uno dei quali parla il giudice Caselli quando dice che gli arresti hanno riguardato persone colpevoli di gravi violenze. D'altronde lo stesso giudice a settembre era andato in aula per sostenere un'accusa di lesioni ai danni di una manifestante, in cui si diceva che la stessa era colpevole perchè il poliziotto, inseguendola, si era procurato una distorsione. Se l'accusa fosse stata confermata avrei trovato un modo di liberarmi da tutti quelli che mi stanno antipatici, basterebbe rincorrerli e nel farlo cadere per mandarli in prigione. Quando leggiamo scritte che parla male del giudice Caselli, teniamo conto anche di questi fatti. Aggiornamento: Aggiungo questo link a una spiegazione più dettagliata delle accuse

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